Museo Civico di Storia Naturale - Palazzo Pozzo Bonello Savona

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LE COLLEZIONI PALEONTOLOGICHE DI SAVONA (1901-1942)

II Civico Museo di Storia Naturale di Savona fino agli anni della guer¬ra possedeva ricche collezioni naturalistiche, frutto dell'attività di ricerca di numerosi studiosi ed appassionati. Purtroppo in seguito alle vicende belliche di questo cospicuo patrimonio si è salvata solo la parte relativa alla Paleontologia e alla Mineralogia. Negli ultimi anni la collaborazione tra Civico Museo e Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Genova ha consentito di iniziare lo studio e la revisione del materiale paleontologico, che si è rivelato di notevole interesse. Già durante le prime fasi del lavoro di recupero ci si è resi conto che tale materiale poteva effettivamente rivivere e costituire per la città di Savona un interessante strumento per avvicinarsi al passato geologico del proprio comprensorio. In questa nota quindi viene presentata, oltre alla storia delle collezioni e alla loro tipologia, una breve sintesi del lavoro svolto fino ad ora e dei progetti futuri.

IL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI SAVONA: LA STORIA

La città di Savona possiede ufficialmente un Museo scientifico dal 30 giugno 1901 quando venne inaugurato solennemente anche il Civico Museo Ornitologico, la cui denominazione era dovuta all'importanza degli esemplari di avifauna non solo ligure in esso esposti. Il discorso inaugurale del Rev. Prof. Michele Pacini-Candelo, all'epoca direttore del Museo, descrive accuratamente le alterne vicende di questa istituzione fondata molti decenni prima rispetto alla data dell'inau-gurazione ufficiale. Tale discorso consente di conoscere la nascita del Museo, il suo sviluppo fino al 1901 e il lavoro svolto per permettere la riapertura al pubblico delle sue sale. In esso vengono, inoltre, presentati i motivi storici e scientifici che avevano reso necessario mantenere separate le due cospicue donazioni, origine del Museo stesso, intitolate alla memoria dei loro curatori e donatori: il prete missionario Armando David e il Conte Cav. Enrico Piccone, entrambi già defunti all'epoca dell'inaugurazione. Il prof. Pacini-Candelo, per avere notizie certe sul nucleo originario del Museo, nel 1897 si era messo in contatto epistolare col suo fondatore, il padre Armando David. Il prete, di origine basca, si distingueva per una spiccata passione verso gli studi naturalistici e la sua esperienza, derivata da libri ed osservazioni pratiche, gli consentiva di insegnare le scienze naturali agli allievi del Collegio, pur non avendo qualifiche specifiche. La naturale vocazione scientifica di David ebbe come risultato la raccolta di una grande quantità di esemplari. Queste collezioni vennero successivamente ampliate; esse comprendevano numerosissimi esemplari organizzati in raccolte specifiche, alcune delle quali di rilevanza assoluta come, ad esempio, quella entomologica. Era stata costituita anche una piccola raccolta paleontologica, principalmente di fossili pliocenici ed oligocenici rinvenuti nel territorio savonese. L'ambito geografico di provenienza degli esemplari di tutte le collezioni (fossili e attuali) era soprattutto locale, come per la raccolta botanica, ma diversi provenivano da altre regioni italiane ed europee. Dal 1859 il Museo venne aperto al pubblico, che vi accedeva mediante presentazione di un biglietto rilasciato dal Padre Superiore dei missionari. Gli anni che seguirono furono, per il Museo savonese, di totale ab¬bandono finché le collezioni non diventarono proprietà della città di Savona, a cui erano state donate dallo stesso David con una lettera datata 1 settembre 1889. Dopo l'acquisizione del Museo da parte del municipio di Savona La seconda importante donazione in ordine di tempo fu frutto del lascito testamentario del Conte Cav. Enrico Piccone, che dopo il congedo si era ritirato ad Albissola Mare, dedicandosi agli studi naturalistici. Per evitare danni alle proprie collezioni egli chiese al nipote ed erede, l'avvocato Emilio Gallarmi di Novara, che alla sua morte il Museo fosse donato alla città di Genova o, preferibilmente, a quella di Savona. L'avvocato rispettò completamente la volontà dello zio e il 12 giugno 1896 offrì l'intera collezione Piccone alla municipalità savonese contribuendo personalmente, tra l'altro, con la donazione della sala di Direzione e di una piccola bi¬blioteca ornitologica ed entomologica. Il Museo Piccone era di notevole interesse per la quantità e la bellezza degli esemplari (1053) della collezione ornitologica, in massima parte rappresentanti dell'avifauna ligure, ma non erano da meno le altre raccolte, fra le quali la collezione di fossili savonesi pliocenici ed oligocenici e quella di rettili ed anfibi, entrambe, però, non accessibili al momento dell'inaugurazione. La notevole importanza della donazione Piccone non era da attribuirsi solamente al pregio degli esemplari, ma anche e soprattutto alla loro sistemazione, classificazione e catalogazione unite ad annotazioni e informazioni sul luogo di rinvenimento, tutti dati mancanti o irrimediabilmente dispersi negli esemplari della donazione David. Per questo motivo il valore scientifico delle collezioni Piccone fu subito evidente, mentre le collezioni David assunsero un significato storico e di interesse espositivo per il pubblico comune grazie al maggior numero di esemplari. Il lavoro di disinfestazione e riordinamento delle collezioni si concluse nel 1899, ma l'inaugurazione fu organizzata solo il 30 giugno 1901. Dopo l'inaugurazione sempre nuovi reperti furono aggiunti alle collezioni preesistenti: quella dedicata al Mar Ligure, per esempio, ricevette uno scheletro di balena, lungo 19,50 m. Un numero sempre crescente di acquisizioni e donazioni incrementò il valore di tutte le collezioni. Per quanto riguarda le raccolte paleonto-logiche, pur non mancando reperti di altra provenienza, la maggior parte degli esemplari fu raccolta in terreni pliocenici ed oligocenici della provincia di Savona. Estremo interesse suscitarono i numerosi ritrovamenti di Mammiferi , fossili, alcuni dei quali furono descritti dagli Autori prima nominati; non tutti gli esemplari, però, furono acquisiti dal Museo di Savona dato che altre destinazioni furono i Musei di Genova e Torino. Insieme alla citazione dei generi Rhinoceros (=Dicerhorhinus), Elephas, Felsinotherium, Balaenoptera, merita di essere ricordato in modo particolare il genere Anthracotherium, un suiforme oligocenico del quale erano presenti nel Museo numerosi resti, tra cui uno spettacolare blocco inglobante cranio, mandibola, scapola destra e bacino. Lo straordinario reperto era stato rinvenuto nell'alveo del Rio Magnone, a Cadibona. Attualmente, dopo il restauro effettuato dal Museo di Paleontologia dell'Università di Firenze, il blocco originale è sostituito da un calco, in quanto i singoli pezzi ossei sono stati isolati e resi così accessibili per lo studio. Dal 1909 al 1914 fu organizzata anche una sala dedicata alla preistoria, in cui vennero esposti scheletri umani e manufatti di età neolitica raccolti negli scavi del 1910, 1915, 1916 effettuati nelle grotte del Finalese e di Bardineto e sul promontorio del Priamar Le attività del museo furono drammaticamente interrotte dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale: infatti durante i bombardamenti, subiti dalla città nel 1942, palazzo Pozzo-Bonelli rimase gravemente danneggiato a causa della sua vicinanza con le strutture portuali. Molte raccolte furono distrutte completamente, per esempio la preziosa collezione ornitologica; altre, come quella botanica, subirono gravi danni; le collezioni paleontologiche e mineralogiche, invece, rimasero praticamente indenni e attualmente costituiscono l'unica parte ancora utilizzabile del materiale del Museo.

SITUAZIONE ATTUALE:

Si può calcolare una consistenza di circa 3000 campioni. Di questi la grande maggioranza è costituita da fossili di Invertebrati, principalmente Molluschi, e da una ridotta percentuale di resti di Vertebrati, Pesci e soprattutto Mammiferi, in particolare i resti dell 'Anthracotherium di Cadibona (circa 220 campioni) sono tra i reperti di maggior importanza.

Attualmente il museo è chiuso per lavori di restauro e manutenzione e una parte dei resti dell’Anthracotherium sono stati affidati all'Ente Parco del Beigua , in prestito temporaneo ed esposti al pubblico nel nuovo Museo di Palazzo Gervino a Sassello.